Ius Scholae, “Bene l’apertura della politica”
Ius Scholae, Barbacci: “Bene l’apertura della politica”
“La necessità di ragionare di flussi migratori in modo lungimirante, in un’ottica di accoglienza e intreccio tra culture diverse non nasce solo dal rifiuto di una xenofobia eticamente e moralmente deprecabile: è un’esigenza che investe anche le prospettive di crescita economica del Paese“, come da ultimo ci ha ricordato lo stesso governatore della Banca d’Italia nel suo intervento al meeting di Rimini“. Così Ivana Barbacci, Segretario Cisl Scuola, in merito allo Ius Scholae.
Le parole di Barbacci
“Bene allora che si manifestino, anche da parte di forze dell’attuale maggioranza di governo, segnali di attenzione e disponibilità verso ipotesi, come quella dello ius scholae, che guardano in direzione di nuovi e più efficaci percorsi di integrazione, responsabilizzazione e inclusione sociale – prosegue Barbacci -. La presenza di alunni con cittadinanza straniera nelle nostre scuole supera il 10% della popolazione scolastica: ragazze e ragazzi di ogni età che quotidianamente vivono all’interno di classi, senza alcuna discriminazione legata alla loro provenienza, in un rapporto quotidiano di coinvolgimento e condivisione che riguarda ogni aspetto della vita all’interno della comunità scolastica. Tutto ciò non può non trovare riscontro anche in chiave di comunità nazionale”.
“C’è da augurarsi che in questa direzione, a partire dallo ius scholae – conclude -, si possano compiere passi concreti evitando lotte ideologiche e contrapposizioni politiche strumentali. Sarebbe una scelta di civiltà molto positiva e produttiva di effetti benefici per il nostro Paese”.
Ius Scholae: cosè?
Lo “Ius Scholae”, è un testo di riforma sulla cittadinanza precedentemente preso in esame in Parlamento, che lega l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi. In linea generale, è il principio per cui può diventare cittadino italiano chiunque abbia completato almeno un ciclo di studi in Italia. Il Disegno di Legge del Pd, a prima firma di Paolo Ciani, prevede che possono diventare cittadini i bambini che risiedono in Italia e completano l’intera formazione della Scuola Primaria in Italia. Per chi arriva dopo i 12 anni, invece, è necessario raggiungere il diploma di scuola Secondaria di II grado.