Liceo Made in Italy, via dal Consiglio di Stato
Liceo Made in Italy, semaforo verde dal Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ha pubblicato il proprio parere relativo allo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante «Regolamento concernente la definizione del quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento del percorso liceale del made in Italy, integrativo del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89».
Come è noto, nell’adunanza del 27 agosto 2024, la Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato aveva dovuto sospendere l’emissione del parere innanzitutto perché l’istruttoria era mancante proprio del parere obbligatorio della Conferenza Unificata, per cui, la carenza di tale ineludibile passaggio procedimentale aveva reso impossibile l’espressione di un parere definitivo. Lo schema di decreto, dopo la seduta del Consiglio dei ministri n. 89 del 22 luglio scorso, è stato poi trasmesso al Consiglio di Stato (CdS) e, successivamente, alla Conferenza Unificata (C.U.) i fini dell’acquisizione del relativo parere reso obbligatorio ai sensi dell’art. 18, comma 2, della Legge 27 dicembre 2023. Successivamente, la Conferenza Unificata ha poi espresso parere favorevole ai sensi dell’articolo 18, comma 2, della legge 27 dicembre 2023, n. 206 consentendo così alla Sezione Consultiva, nell’ adunanza del 24 settembre 2024, di procedere alla presa d’atto del citato adempimento, contenente il parere positivo della C.U.
Il parere del Consiglio di Stato, pur evidenziando che nulla osta all’ulteriore corso del procedimento, ha però ribadito il rinvio a quanto espresso dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) “alle osservazioni di drafting ivi formulate e alle considerazioni espresse in ordine alle esigenze formative del personale docente preposto all’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche (CLIL)”. Ricordiamo che nel precedente parere del CdS, veniva evidenziato il rischio che tale esigenza formativa si potrebbe tradurre in un vulnus della prospettata neutralità finanziaria ribadita dall’art. 4 dello schema di regolamento.